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I ricordi di una principessa, Maria Grazia Fleed

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maria fleed
view post Posted on 25/3/2007, 17:07 by: maria fleed




Le 18.45 del 4 aprile 1978 segnano l’inizio di uno dei più grandi fenomeni di costume dei nostri tempi (in Francia il 97% di share), di quelli che lasciano tracce indelebili nei ricordi di una generazione perché accolte da chi, bambino, ha una memoria ancora tutta da scrivere.
Malinconico, pacifista, inquieto, il duca della stella Fleed si rifugiava in esilio sulla Terra. Ed è qui che metteva in gioco la propria vita per salvare un pianeta che non era il suo (“Io amo questa terra, amo questi verdi campi, non voglio tornare in quell’inferno! Non voglio! Non voglio ritornarci!”) C’era una volta Actarus: lavorava tra i fienili di un ranch giapponese (!?), il vento scuoteva l’erba alta dove era solito starsene seduto. Appoggiato ad un albero suonava la chitarra sotto il chiaro di una luna che quando si faceva rossa diveniva sinistro presagio di guerra…
Così ogni giorno, andavamo a giocare su Marte… Dopo il sussidiario della maestra e lasciato da parte il pallone, mangiavamo libri di cibernetica ed insalata di matematica. Inconsapevoli, incoscienti, iniziavamo a distinguere i buoni dai cattivi perché non si possono comprendere gli uni senza conoscere gli altri. Lo scontro tra bene e male cominciava ad essere eterno anche per noi.
Perché i ricordi di una principessa?
La principessa è Maria Grazia Fleed, 16 anni, sorella di Actarus.
Capelli lunghi rossi, spettinati al vento come ci piacevano negli anni 70 (mica come le parrucche stirate di tutte la veline che oggi si incontrano per strada!) La prima cosa che gli dirà Alcor sarà: “Chi sei? Sei troppo bella per fare la cattiva.” (In fondo Alcor ci ha sempre provato: nella terza serie tenterà una respirazione bocca a bocca con lei svenuta, ma rimedierà solo un bel ceffone).
Perché piaceva e ancora oggi scopro avere in rete tanti fans? Primo: il suo nome. In mezzo ad eroi che si chiamavano Actarus, Alcor, Venusia. Procton, lei si chiamava semplicemente Maria. Secondo: l’acerba bellezza di una sedicenne era sicuramente più vicina alla nostra età di quanto lo fossero Beauty e Reika del Daitan III, la prima Fujico di Lupin o le tre sorelline dagli occhi di gatto. Terzo: racchiudeva in sé tutte le caratteristiche che fecero grandi altre eroine. Il carattere ribelle nascondeva seducenti insicurezze. La determinazione di Lady Oscar, la dolcezza di Candy, e persino i poteri extrasensoriali di tutta la serie di streghette e maghelle che popolarono il mondo dei cartoons venuti dall’oriente.
Che nostalgia rivederla partire tra le lacrime, con suo fratello, per raggiungere la lontana stella di Fleed! (Ovviamente lasciando nella disperazione lo sfigato Alcor per ciò che poteva essere e non è mai stato).
La voragine dei ricordi si apre tutta intorno. Ognuno guardando nel pozzo rivivrà come un flashback il suo cartone giapponese associandolo ad una serie infinita di nostalgici ricordi. Il gioco preferito, la compagna di banco delle elementari, il 45 giri, tutte le sale giochi chiuse per sempre. Certo per cambiare canale in tv ci si alzava dalla poltrona, si andava in due in bicicletta, l’acqua che si beveva a casa si raccoglieva dalle fontanelle sparse per la città. Ma di tutto questo non si lamentava mai nessuno. Ah, dimenticavo: la Samb giocava in quel catino pericolante del Ballarin. Ma almeno era la serie B.
 
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11 replies since 25/3/2007, 17:07   4566 views
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